Il capitolo 20 del vangelo di Giovanni si e trovato al centro di svariati interessi e, fra le discussioni che ne sono nate, compare anche quella relativa al ruolo del vedere nella nascita della fede pasquale: si crede vedendo o non vedendo il Risorto e i suoi segni? Il macarismo di Gv 20,29 dichiara fonte di una felicita piu che desiderabile la fede che nasce in assenza di visione, ma i protagonisti dei racconti pasquali godono tutti di un'esperienza di visione del Risorto o, perlomeno, dei suoi segni. Lo studio ha inteso fare chiarezza, tramite l'approccio narrativo, mosso da un'ipotesi: nel momento in cui l'autore si appresta a chiudere il proprio libro, congedandosi dal lettore con i racconti della risurrezione, mette precisamente a tema la questione di come si potra ancora credere in Gesu senza poterlo piu vedere nel tempo successivo al suo ritorno al Padre. La questione appare cruciale per un vangelo che fin dai primi versetti afferma che la gloria di Dio si e fatta visibile nella carne del Logos (1,14). Quando Gesu, il Logos incarnato, non sara piu fisicamente presente, sara ancora possibile credere in lui allo stesso modo in cui credettero quelli che lo videro con i propri occhi?